La Monroe è riprodotta con la tecnica serigrafica, che permetteva un salto ottico dal bianco e nero della fotografia a colorazioni intense ed esplosive; con questo metodo si fa molto più evidente il distacco dall’immagine originaria e i volti diventano rigidi e privi di qualsiasi individualità.
I ritratti di Marilyn sono dedicati a un’attrice scomparsa, e Warhol li inserì nel ciclo intitolato alla morte: una serie di opere su catastrofi, incidenti, avvelenamenti e sedia elettrica, che rappresentavano l’altra faccia dello stile di vita americano e del suo splendore consumistico. E’ come se il crescente desiderio di consumare della massa fosse solo una maschera per nascondere la consapevolezza e la paura dell’esistenza di qualcosa di irrevocabile, la morte; così solo l’immagine e l’apparenza esteriore sopravvivono, e il mondo interiore e soggettivo deve essere modellato in conformità alla realtà oggettiva.
Così il mito di Marilyn Monroe non sta nella sua bravura come attrice né nella sua prorompente sensualità ma, ancora una volta, nell’incalzante riproposizione della sua immagine da parte dei mezzi di comunicazione di massa. Warhol non si sottrae alla ferrea logica commerciale e lavora a decine di dipinti nei quali riproduce il volto sorridente dell’attrice mutandone semplicemente i colori.
l’incarnato del volto è violaceo e gli occhi sono fortemente bistrati di azzurro, lo stesso dello sfondo. In questo modo il personaggio di riferimento scompare e resta solo la sua immagine: una delle infinite possibili, in quanto nel dipinto successivo, cambiando i colori, anche l’immagine non sarà più la stessa. L’infinita ripetitività finisce per togliere espressività e se è vero che la conoscenza aiuta la comprensione, la troppa conoscenza quando diventa indigestione visiva, consuma impietosamente l’oggetto, rendendolo subito vecchio e richiedendone uno sempre nuovo, pronto per sostituirlo.
la bellezza delle cose altrui
La vita è sostanzialmente incoerente e la prevedibilità dei fatti una illusoria consolazione.
Alessandro Baricco, Castelli di Rabbia
BUON NATALE
gocce scritte per le mie donnex
ENRICA
Ricordo perfettamente il giorno che ti ho conosciuto
Ero caduta dal marciapiede
Una di quelle cadute
che fanno girare le persone perché avevo le gambe in aria e il schiena e sedere spiaccicato al suolo
Ti sei avvicinato e con tanta gentilezza mi hai alzata
Era un periodo molto triste della mia vita
La mia vista stava calando sempre più e vedevo
A tinte non uniformi in pratica tutto sfocato
non riuscivo a distinguere bene i visi delle persone
L’oculista mi aveva consigliato degli occhiali
Ma io non li avevo mai fatti
I miei occhi blu perdevano di bellezza ed avevo deciso di non metterli
Vedevo malissimo ed inciampavo ovunque
Però non tutti i mali vengono per nuocere
Da allora ho trovato la felicità
Si proprio così.
Tu eri così gentile
E i giorni passavano
Veloci come non mai
Andavamo da per tutto
Tu mi sorreggevi se c’erano gradini, scale o dirupi
Eri sempre al mio fianco ti amavo come nessun altro al mondo
E non mi interessava nemmeno del parere delle amiche che
Più di una volta mi dicevano
Ma con chi ti sei fidanzata
Con quel losco individuo per di più mostruoso
Non mi interessava nulla
Perché io pensavo e penso tutt’ora
Che
Meglio non vederci chiaro
del tutto ombrato ed essere felici
Che vederci chiaro e guardare la verità
Che gli altri vedono perfettamente ed essere infelici!!!!!
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